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L’autonomia è l’elemento più importante di un’auto 100% elettrica.
Come sa bene chi possiede questo tipo di veicoli sull’efficienza, in termini di percorrenza tra una ricarica e l’altra, incidono vari fattori.
Ad esempio, il semplice attrito degli pneumatici, se particolarmente usurati, può determinare un abbassamento dell’autonomia anche dell’8%.
Ma l’elemento che riduce maggiormente il kilometraggio complessivo è l’uso del riscaldamento nei mesi invernali.
Un modo per contrastare il calo di prestazioni è preriscaldare l’abitacolo, l’altro o l’utilizzo pompa di calore.
Analizzeremo meglio ambedue le soluzioni nei paragrafi che seguono.
Durante i mesi più freddi, Il metodo più semplice per ovviare al calo di autonomia consiste nell’avviare il climatizzatore mentre la vettura è collegata alla rete elettrica per il rifornimento di nuova energia.
Così facendo è la colonnina di ricarica ad alimentare il riscaldamento e non la batteria interna al veicolo.
La pompa di calore sfrutta il calore prodotto dalla vettura per riscaldare l’abitacolo senza erodere l’autonomia dell’auto.
L’impianto è costituito da tre elementi: un compressore, un evaporatore e un condensatore.
Dapprima raccoglie il calore emanato da tutti i sistemi di bordo ossia motore, batterie, caricatore e inverter.
Il calore permette di trasformare il fluido refrigerante, presente all’interno, da liquido a gassoso.
Il processo genera un gas che, una volta convogliato al condensatore, torna allo stato originale, quello liquido.
L’energia termica sprigionata dal refrigerante può essere impiegata, su richiesta, per climatizzare gli interni del veicolo senza gravare sugli accumulatori elettrici.
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